
15 Giu Per chi suona la campana di Ernest Hemingway -una recensione di Corrado D’Angelo-
Non è stata una passeggiata.
Un po’ per la lunghezza del racconto (500 pagine), un po’ perché il buon Hemingway non risparmia considerazioni politico-filosofiche che rallentano il ritmo della narrazione. Ambientato nel pieno della guerra civile spagnola (1936-39), il romanzo si incentra sulla figura di Robert Jordan, l’Inglés, un professore americano che crede negli ideali libertari e si unisce alla lotta clandestina, sui monti, contro il regime di Franco.
Amante della natura selvaggia, la vive e descrive minuziosamente, discute coi suoi compagni di lotta e si innamora, forse per la prima volta in vita sua. Tutti sanno che, nell’arco di pochi giorni, dovranno combattere e comunque abbandonare il proprio rifugio. Pilar, Maria, El Sordo, Pablo e gli altri: caratteri che si delineano pian piano fino a entrare nelle pelle di Jordan e del lettore, che viene condotto verso lo scontro finale in un crescendo di tensione.
L’epilogo non può essere che eroico e tragico: GaryCooper e Ingrid
Corrado D’Angelo
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