
22 Giu Come una randagia di Anna Serra -una recensione di Simona Vogliano-
Emma e Maddalena. Due vite e due donne diversissime, legate solo dalla frequentazione dei luoghi e dello stesso autobus.
Emma è una donna in carriera che, mollata da un fidanzato stronzo, precipita in un baratro fatto di macerie e paura durante la notte di morte del terremoto di Amatrice, il paese della nonna Vittoria, dove Emma è arrivata per rifugiarsi in quell’abbraccio che sa di spezie e famiglia.
Maddalena è una donna che non riesce a uscire dal baratro fatto di povertà e degrado in cui la vita l’ha obbligata, strappandola all’abbraccio che sapeva di suo figlio Francesco e basta.
Emma impara che la vita cambia in un minuto, ribaltando mobili, muri, priorità e prospettive.
Sporca e puzzolente come una randagia, tre giorni sotto le macerie, la mano del suo angelo salvatore che le regala una seconda possibilità, Emma esce dalla pancia della terra con occhi nuovi e il bisogno grato di regalare una seconda possibilità ad un’altra randagia: Maddalena.
Come una randagia si divora.
Sa emozionare con la consueta dolce scrittura di Anna Serra, sa divertire con le minuziose descrizioni dei guai e della quotidiana frenesia che il logorio della vita moderna impone, sa commuovere per la verità delle emozioni che narrano una storia fatta di riscatto e gratitudine.
Ho letto tutti i libri di Anna e in “Come una randagia” l’ho trovata profondamente cresciuta stilisticamente ed emotivamente.
Bella la caratterizzazione dei personaggi, bello l’intreccio delle storie e bella la capacità delle protagoniste di aggrapparsi alla vita con le unghie.
Simona Vogliano
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