
29 Giu Se sembra impossibile allora si può fare di Bebe Vio -una recensione di Lucia Giongrandi-
Già il titolo dà, in modo impeccabile le tematiche che Bebe ha trattato, dalla malattia, alle amputazioni, alla rinascita grazie alla sua meravigliosa positività, all’amore per la vita perché nonostante tutto è una figata. Ma andiamo con ordine. Bebe viene colpita dalla meningite che le provoca la morte degli arti e la conseguente amputazione ma la sua giovane vita e la sua grinta le fanno superare i tremendi dolori che l’affliggono. Trascorre 106 giorni in ospedale dove potenti antidolorifici l’aiutano a superare momenti drammatici. Tornata a casa deve sottoporsi a delle dolorose medicazioni giornaliere. Ma la sua famiglia è straordinaria e Bebe non entra mai in depressione perché ha dei sogni da realizzare che diventeranno obiettivi da raggiungere. Bebe non si piange addosso, ha sempre il sorriso sulle labbra, quel sorriso che non perderà mai. Come dicevo ha degli obiettivi il particolare 3: la scuola, la scherma e gli scout, obiettivi che con una forza indicibile riesce a portare avanti. Quando sarà in grado di indossare le protesi inizia una riabilitazione che lei riesce a far diventare un divertimento.
Bebe Vio è il simbolo della forza e della determinazione che le faranno non soltanto superare le difficoltà ma conquistare medaglie su medaglie per finire all’oro alle paraolimpiadi di Rio nel 2017. Lei e la famiglia fondano un’associazione l’ART4SPORT che si propone l’aiuto a bambini e ragazzi disabili che vogliono intraprendere uno sport. Bebe dà il massimo perché l’ART4SPORT possa far aderire il maggior numero di ragazzi e si spende moltissimo per cercare i fondi che servono per questo mirabile progetto.
Bebe narra con disarmante semplicità di quella volta che Renzi la invitò insieme ad altre personalità italiane ad andare ospite da Obama alla Casa Bianca e quando capì finalmente che non era su scherzi a parte fu presa da una tale euforia e felicità che riuscì a coinvolgere parenti e amici in quello che diventò l’evento della sua vita. Narra come scelse il vestito per la cena di gala e narra con spontaneità disarmante il suo selfie con il Presidente Obama superando il rigido protocollo della Casa Bianca.
Narra con un linguaggio fresco e spontaneo tutti i suoi incontri con personalità di spicco e di quella volta che le venne dato l’Oscar dello sport nel febbraio del 2017 a Montecarlo. Non se lo aspettava e quindi non si era preparato nessun discorso. Era lì alla cena di gala con principi e grandi del mondo dello sport. Ma quando meno se lo aspettava ecco il suo nome Bebe Vio vincitrice del premio della Laureus Accademy come sportivo paraolimpico dell’anno. Aveva fatto selfie a tutto spiano e non aveva preparato alcun discorso, ma una volta sul palco con una naturalezza e spontaneità spiazzò tutti con le sue semplici parole per esprimere la sua gioia e le tappe che l’avevano portata fin lì. Applausi ed emozione del pubblico sugellarono quella mitica sera. Bebe Vio ha certo paura ma l’ha vinta anzi, dice, è con la paura che si vincono le battaglie più importanti.
È un libro che consiglio a chi ha problemi grandi o piccoli, a chi ha paura di vivere, a chi pensa che sia impossibile arrivare a quel tale obiettivo. Lei è l’esempio vivente di come la vita, nonostante tutto, sia una gran figata e val la pena di viverla fino in fondo. Non è un libro dove esiste retorica o eroismo ma è un libro che porta il lettore a vedere la vita come un dono meraviglioso semplice e speciale. Vivere la vita con gioia, con il sorriso, con l’amore per ciò che ci si prefigge al di là se si è tutti interi o con qualche pezzo in meno.
LUCIA GIONGRANDI
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