
13 Lug Nel silenzio delle nostre parole di Simona Sparaco -una recensione di Anna Serra-
Ho acquistato l’ultimo romanzo di Simona Sparaco al Salone Internazionale del Libro di Torino, allo stand della DeA Planeta. Non ho nemmeno letto la sinossi, sono andata dritta in cassa, fidandomi a prescindere, perché se è opera sua, non può che essere un successo. Per la serie: Simona potrebbe anche scrivere la lista della spesa, e riuscirebbe a farlo con le parole giuste. Quelle che fanno breccia nel cuore e smuovono tante sensazioni. Infatti anche stavolta le mie aspettative non sono state disattese e posso affermare che la Sparaco si riconferma in assoluto una delle mie scrittrici italiane preferite.
Un romanzo che prende ispirazione da un fatto di cronaca, su cui l’autrice ha ricamato una vicenda più personale, che si divora in un sol boccone, anzi, più storie che si intrecciano fra loro. Siamo a Berlino, in un palazzo di quattro piani come tanti, in una notte qualunque di fine marzo, se non fosse che in uno degli appartamenti, disabitato e trascurato da tempo, si genera un corto circuito che in poche ore divamperà in un disastroso incendio. La casa, che normalmente ci accoglie e ci protegge come un nido sicuro, si trasforma in una trappola mortale.
Simona ci racconta il prima, il durante e il dopo incendio. L’edificio, ovviamente, non è fatto solo di mobili, suppellettili, finestre e porte, ma è soprattutto il rifugio di vite umane con la loro intimità, con i loro sogni infranti, con aspettative per il futuro. A un certo punto la narrazione si fa adrenalinica. Una corsa contro il tempo e contro la furia devastante delle fiamme, per tentare di salvare una giovane madre con il suo bimbo di pochi mesi, una anziana sulla sedia a rotelle, una giovane coppia di fidanzati innamorati… Ogni appartamento racchiude in sé una storia che rischia di venir ridotta in cenere.
Il calore aumenta, il fumo si inspessisce, il respiro si assottiglia, la voce si strozza in colpi di tosse. Ho sentito la pelle bruciare mentre leggevo le pagine con la descrizione puntuale ed estremamente vera del culmine dell’incendio.
C’è chi grida aiuto bloccato in ascensore, chi fa un’ultima telefonata a una persona importante e getta un taccuino di ricordi e appunti sperando venga risparmiato dalle fiamme, chi si trasforma in eroe facendosi strada tra il fumo tossico o allargando le braccia per accogliere la caduta di un neonato da una finestra nel gesto estremo e disperato di sua madre di dargli la vita una seconda volta. Molti scamperanno alla morte, ma salvarli tutti sarà impossibile.
Il dopo tragedia è doloroso, per chi è sopravvissuto e deve fare i conti con la perdita, con l’assenza incolmabile, con i sensi di colpa, con la solitudine che attanaglia, con le parole non dette fra genitori e figli. Quelle parole che a lungo andare creano distanze e rendono i rapporti sempre più complicati e solo quando troviamo il coraggio e la determinazione di pronunciarle ci sentiamo più veri, più autentici. Più noi. Prima che sia troppo tardi.
Anna Serra
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