
20 Lug Le lacrime di Nietzsche di Irving D. Yalom -una recensione di Lucia Giongrandi-
Lou Salomè si rivolge al luminare Breuer, medico viennese, perché prenda in cura Nietzsche che a suo dire ha manie suicide; per convincere il medico quanto importante sia il lavoro del filosofo sui posteri gli dona i due libri che ha scritto “La gaia scienza” ed “Umano troppo umano”.
Breuer, seppur riluttante, è completamente conquistato dalla bellezza della donna e dal suo dire convincente ed accetta, seppur con riserva, di fare una consulenza. Nietzsche si presenta dal medico avendo ben radicata dentro di sé l’impossibilità di guarire dalla sua emicrania che lo debilita e lo rende inabile a qualsiasi attività fisica, ma non certamente mentale che anzi è ai massimi livelli.
Il medico accoglie Nietzsche nel suo studio e ne scaturisce un dialogo intenso in cui Breuer non riesce a penetrare tra le fittissime maglie mentali del filosofo che rifiuta qualsiasi cura perché ha paura di perdere la sua “potenza” mentale. Breuer ha come amico Sigmund Freud a cui e con cui dibatte la difficile impresa di entrare nella mente e nell’anima di Nietzsche per capirne i segreti e la sua ostinazione a non volersi curare. Breuer, medico stimatissimo e bravissimo conoscitore dell’anima umana non demorde, anzi ne è talmente coinvolto da proporgli di essere lui, Nietzsche a curare la disperazione di Breuer avendo questo da mesi effettivamente un rapporto conflittuale con se stesso a causa di una sua paziente, Bertha, della quale si era invaghito ma che mai però aveva oltrepassato quella soglia sessuale che lui riteneva non consona alla sua professionalità. Nietzsche dopo qualche titubanza accetta di diventare medico spirituale di Breuer e Breuer in cambio curerà il suo corpo cioè l’emicrania di cui era afflitto. Il medico decide di dire ogni cosa di sé stesso non nascondendo nulla a Nietzsche, i dialoghi spaziano da Dio o meglio dalla sua negazione, alla morte, all’eterno ritorno, alla conquista della vera libertà, a quella di scegliere la propria esistenza senza che nessuno scelga per lui. Breuer è sempre più coinvolto dai ragionamenti di Nietzsche che finisce veramente per essere lui e la sua disperazione al centro di questi spettacolari e profondi ragionamenti. A tratti Nietzsche si scopre ma di sé non dice ancora nulla, lascia invece che Breuer esterni la sua più profonda, intima anima.
Molti colpi di scena fanno sì che il romanzo si dipani in modo snello anche se impegnativo e per nulla scontato, insomma si legge in modo del tutto coinvolgente entrando nelle pieghe più profonde di Nietzsche e Breuer. Ad un certo punto del romanzo sembra che il medico intraprenda in modo profondo i consigli, anzi gli insegnamenti di Nietzsche, ma c’è un colpo di scena che non rivelo e che è il nucleo del romanzo. Breuer guarisce veramente e a quel punto anche Nietzsche si scopre e piange mentre confessa al medico la sua infinita solitudine e la sua disperazione per non essere riuscito ad avere per sé nessuna donna a maggior ragione una donna come Lou Salomè. Si confessano, si abbracciano, diventano amici e scoprono che i loro rispettivi intelletti assolutamente simili nella sofferenza, troveranno una sintesi che farà loro accettare la condizione di essere uomini, di esseri umani troppo umani.
È un romanzo filosofico, psicologico, scientifico, spirituale che porta il lettore a penetrare, a riflettere ad analizzare il suo appartenere inesorabilmente all’umano.
LUCIA GIONGRANDI
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